Cenni tratti da Suoni e Musica nella Commedia
di
Giuliana Nuvoli
INFERNO
Alla pari delle immagini, la Divina Commedia si nutre di suoni che scandiscono e caratterizzano la narrazione. Il lettore ne viene assediato, assorbito, stordito.
Nelle tre cantiche i suoni sono potentemente differenziati, come commento puntuale e opportuno. All’ingresso nel regno dei morti, la prima impressione di Dante è uditiva:
Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l'aere sanza stelle,
per ch'io al cominciar ne lagrimai.
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d'ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle
facevano un tumulto, il qual s'aggira
sempre in quell' aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.
(Inf. III, 22-30)
Sono tutti suoni emessi da corpi umani: ma il loro accumulo è dis-umano, straniante, atterrente. [...]
Nell’Inferno i suoni si raggrumano, con esplicita evidenza, intorno a due nuclei ben distinti: nel primo,
“a misura d’uomo”, domina la voce del personaggio Dante unita a quella di Virgilio; a loro si affianca la voce solo di alcuni dannati: quelli che mantengono, anche nell’Inferno, una misura inalienabile di dignità. Francesca, Farinata degli Uberti, Brunetto Latini, Ulisse e lo stesso Ugolino. Per quasi tutto il resto i suoni sono “a misura di bestia”: distorti, soffocati, striduli, sgradevoli, atterrenti e non sempre riconducibili a un dettato comprensibile. [...]
A misura d’uomo
La voce fioca
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
chi per lungo silenzio parea fioco.
A misura di bestia
La voce alta e fioca
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche
Inf. III 25-27
[...]